Il Blocco Creativo è un compagno imprescindibile della vita (lavorativa e non) di ogni scrittore, copywriter, designer e creativo in senso ampio.
Ha l’abitudine di arrivare quando meno lo si aspetta, in particolare quando abbiamo delle commesse importanti, e si rifiuta di lasciarci andare fino a quando non siamo sul filo del rasoio, con scadenze in vista.
Vi propongo questo pratico ABC, un metodo per riavviare il vostro sistema e uscire dal buco nero della creatività in tre step – collaudati e approvati!
1. Azione
Lo scorso anno ho passato un periodo di disoccupazione tremendo, che mi ha mandato nel pallone. Non riuscivo più a scrivere, a girare video, a creare materiali, né tantomeno a capire dove andare a sbattere la testa per isolare i miei obiettivi.
Per cercare di sbloccarmi e uscire dalla modalità larva domestica, ho iniziato a praticare Judo. Più avanti, non potendo più frequentare il Dojo per via di un trasferimento, mi sono adattata camminando molto e dedicandomi allo Yoga.
Senza iscrivervi all’Ironman Triathlon, se siete pressati dal blocco creativo, a livello mentale, mettetevi in azione con il corpo.
Perché diventare più attivi è utile?
A parte essere una buona pratica in linea generale, è risaputo che lo sport stimoli la produzione di endorfine, che fanno bene all’umore e, va da sè, alla creatività. Diffidate dall’icona degli “artisti tormentati” all’apice della carriera: la chiave è la serenità.
Un effetto simile lo si ottiene se, invece che praticare sport, ci si dedica alla propria formazione o ci si mette in gioco come volontari. Fatevi coinvolgere da corsi, associazioni, eventi culturali e realtà in crescita, per entrare in contatto con persone e condividere passioni e visioni.
Nella fase di avvio di Generalmente ho avuto un tracollo emotivo come pochi. A settembre, oltre a riprendere il mio ruolo in un’associazione locale in cui credo molto, ho iniziato a collaborare con il Team Comunicazione di TEDxTreviso, una realtà piena di giovani dalla mission stimolante. Dopo qualche tempo a Londra, invece, ho voluto frequentare alcuni seminari alla General Assembly, per ritrovare ispirazione e avere spunti professionali.
L’importante è trovare un modo per passare all’azione. Potrete ritrovare la motivazione e sarete pronti al secondo step.
2. Brainstorming
Scrivere, scrivere e scrivere ancora. Partendo dal principio che ogni idea, per quanto assurda, vada messa per iscritto, armatevi di un foglio, un cartellone o una miriade di post-it. Il secondo passo per un reboot della vostra creatività è fare quel che si definisce un bel Brainstorming.
Di cosa si tratta?
La “tempesta di cervelli” è una tecnica ormai assodata, spesso utilizzato in gruppi di lavoro per raccogliere le idee più disparate dei partecipanti. Tutti gli spunti che emergono vengono segnati, per stimolare una soluzione a un problema, l’approccio creativo o strategico per un cliente e via dicendo.
Ritengo sia molto utile dedicarsi al Brainstorming anche se si lavora da soli: trovate una bella bacheca, una lavagna o un foglio A1, e sbizzarritevi. Funziona altrettanto bene con quaderni e notebooks, per cui io vado matta.
Perché è utile?
Perché quando si mette nero su bianco un’idea la si riesce a visualizzare meglio e, soprattutto, perché il brainstorming fa emergere aspetti meno ovvi. Non a caso, molti approcci creativi più elaborati, come il Design Thinking, partono da questa fase.
La visualizzazione concettuale è un ottimo metodo anche per l’apprendimento linguistico: quando ho iniziato a studiare le lingue orientali, ho tappezzato la camera di post-it, per la gioia di mia madre.
Una volta soddisfatti di quello che è emerso, individuate e collegate parole, concetti, frasi, per iniziare a elaborarle tutte insieme e avviare il vostro lavoro.
3. Confronto
Spesso mi sono sentita dire “Non ti curare dell’opinione altrui“. L’assioma va bene, se parliamo di autostima pura e cruda. Un po’ meno se creiamo prodotti che devono adeguarsi a un pubblico.
La prova del nove per capire se stiamo ragionando nella direzione corretta è ottenere uno spazio di confronto con gli altri, siano essi collaboratori, formatori o persone completamente estranee al nostro ambiente.
In molti avranno giocato a Jenga, nella propria vita – e se così non fosse, chiamatemi per una partita che vi insegno subito.
Nel Jenga, si cerca di creare una torre di legnetti sempre più alta, sfilando componenti da piani inferiori a quelli superiori. Chi fa cadere la torre, perde. Mettiamo caso io abbia un’idea di dove voglio far arrivare il Jenga e inizi a togliere mattoncini dalla base. Cosa succede se al cambio turno un altro giocatore cerca di sfilare un legnetto instabile, che non ho notato con la mia mossa?
Quando progetto una strategia o sto scrivendo un testo parecchio importante, nella mia testa va bene e dovrebbe funzionare. Cosa potrebbe succedere se la mettessi davanti a un estraneo? La strategia riuscirebbe a reggere, oppure crollerebbe rovinosamente per un fattore secondario, per quel mattoncino tolto all’ultimo secondo che andava spostato prima?
Mentre costruivo la mia attività, ho chiesto un riscontro su testi e leitmotifs a mia madre, persona esterna al mio campo professionale, che appartiene a una parte del target al quale mi rivolgo. Altrettanto ho fatto con amici e conoscenti, dai quali sono emersi aspetti che prima non avevo considerato.
Il confronto è innanzitutto un’opportunità, uno sguardo esterno e tendenzialmente più obiettivo del nostro, utile anche a sbloccare una fase creativa nella quale ci siamo impantanati.
In sintesi
Azione, Brainstorming e Confronto, ovvero: rimettersi in gioco, raccogliere le idee e affidarsi ad uno sguardo esterno. Una triade operativa valida sia per uscire da una situazione di stallo nel lavoro, sia per una miriade di altre problematiche.
Inutile dire che, in certi momenti, il Blocco creativo può essere particolarmente ostico. Tuttavia, è parte integrante dei mestieri che abbiamo scelto per passione, che spesso richiedono una “creatività forzata”, viste le richieste dei clienti.
Se da un lato è necessario trovare un modo per superare il blocco e tornare in piena attività, dall’altro può essere un bene partire da una tabula rasa di idee, con una spinta che da zero ci faccia risalire.
Per questo aggiungo un ultimo consiglio: se un giorno non riuscire ad “essere creativi”, mollate quello che potete e prendetevi un attimo di respiro. Esistono periodi di stanca, nei quali è necessario trovare qualche ora da dedicare a sè, per svuotare la mente con della sana mindfulness, per fare una passeggiata, prendere un tè, andare al ristorante che preferiamo, leggere un libro, incontrare un amico che non vedevamo da tempo.
In sostanza, mai dimenticare di ricaricare le batterie.